IN QUESTO EPISODIO: I Sette Nani si sono fidanzati con sette belle nanette (per leggere episodio precedente CLICCA QUI), ma la perfida Naga, per vendicarsi di Biancaneve, le fa rapire. Ora, la nostra, per liberare le sette creature, decide di sacrificarsi come merce di scambio e si consegna alla sua acerrima nemica. Rinchiusa in una lugubre cella, Biancaneve incontra un giovane che ha subito la sua stessa sorte e che nel tentativo di evadere, scava scava...finisce con lo sbucare proprio nella sua cella. I due decidono di unire le loro forze e di tentare la fuga, ma per la bella principessa, si sa, gli imprevisti non mancano mai, scampata da un guaio...finisce in un altro e in un altro ancora. Preparatevi quindi a fare la conoscenza di un orco molto particolare che nasconde un osceno segreto, di una principessa trasformata in ranocchia che...(e no, non ve lo dico) e di un incontro inaspettato che preannuncia un'ennesima avventura che leggerete il prossimo mese.
Per tutti gli amanti di questa bellissima serie, torna la principessa di Kurtlandia dai capelli color ebano e dalle forme conturbanti e generose. Sedicesimo episodio, in ordine cronologico, della fortunatissima gestione della coppia di autori Rubino Ventura - Leone Frollo. "Quattordici più uno" (Biancaneve Anno III n.2 del febbraio 1974), scansionato ed editato dal sottoscritto, è un piccolo gioiello che non può mancare nella vostra collezione. La storia scorre che è un piacere, non mancano ne i momenti sexy ne quelli comici ed è sorretta dagli stupendi disegni di un Frollo in particolare stato di grazia, a suo agio sia nelle atmosfere cupe e magiche (con una Naga sempre più cattiva e crudele) sia in quelle più solari e da favola, stupenda la caratterizzazione dell'orco e la sua "trasformazione" in.... (beh, questo lo vedrete) davanti agli occhi di una stupita quanto divertita Biancaneve. Lo sceneggiatore, dal canto suo, cuce una storia che io ritengo assolutamente perfetta, con un ritmo veloce e dei dialoghi spassosissimi. Il tizio che dopo tanto scavare finisce in un'altra cella, quella di Biancaneve, ricorda un po' il personaggio dell'Abate Faria nel romanzo "Il Conte di Montecristo" di Dumas, l'orco e il suo vizietto segreto, la principessa trasformata in ranocchia, sono tutti temi già visti altrove, ma trattati da Ventura con una vena comica davvero notevole e dove il segno inconfondibile del maestro veneziano si sposa in maniera pressoché perfetta. Tante sarebbero le battute da incorniciare tratte da questa storia, ma una in particolare, essendo io napoletano, non poteva che colpirmi più delle altre ed è quella pronunciata dalla strega che, a bordo di una scopa, insegue la fuggiasca Biancaneve, la quale, attirandola con una sonora pernacchia, le lascia sfuggire l'esclamazione "Ah, figlia d'introcchia!" con conseguente sbellicamento di risate da parte del sottoscritto. Figlio (o anche figlia) 'e 'ntrocchia, così come la pronunciamo a Napoli, sta ad indicare una persona molto furba, capace di cavarsela con scaltrezza in ogni situazione. Stando ad alcuni studiosi, sembra che il termine 'ntrocchia non sia altro che una storpiatura di un antico termine latino: "antorcula" il cui significato sarebbe quello di meretrice o prostituta che dir si voglia. Ma qual'è la connessione di questo termine in relazione al mestiere più antico del mondo? Semplice, bisogna fare riferimento al termine "lucciole", uno dei tanti appellativi delle prostitute che nelle notti più fredde sono solite scaldarsi accendendo dei falò a bordo strada. Sistema pressoché invariato da secoli, tanto che nell'antica Roma queste donne erano solite usare delle piccole torce per scaldarsi e questi strumenti, in latino, venivano chiamati, per l'appunto, "antorcula". Ad ogni modo, per Ventura non è affatto una novità fare ricorso all'uso di termini prettamente in uso nella lingua napoletana, segno che la cosa doveva piacergli davvero molto. Anche in Zora, altra serie da lui sceneggiata, Ventura ricorre all'uso di un termine napoletano, l'episodio in questione è "L'arciduchessa Sonia" (Zora - Anno III n.15 dell'agosto 1974), da noi pubblicato nel n.21 della ristampa Super Zora (potete rileggerlo CLICCANDO QUI), dove nella prima vignetta di tavola 68, si vede una locandiera napoletana che, colpita dalla bellezza di Zora e Frau Murder, pensa: "Che due splendide pucchiacche!" - vale a dire "Che due splendide fighe!" - "Pucchiacca" è infatti il termine, volgarissimo, con il quale a Napoli si designa il sesso femminile, ma che si usa anche per indicare una donna molto ben messa fisicamente. Spero di non avervi annoiato, mi fermo qui e vi lascio alla lettura di questo godibilissimo episodio. Attendo di sapere la vostra nei commenti.
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Come al solito, Bianca Neve non delude. I disegni sono splendidi, ma questa non è certo una novità, ed è intrigante vedere il modo in cui gli autori hanno giocato, divertendosi, con tanti cliché della narrativa fiabesca, a cominciare dalle persone trasformate da un incantesimo in rospo. Noto poi con piacere che la nostra splendida protagonista diventa sempre più vogliosa e disinibita, a differenza di ciò che accadeva nei primi episodi. Ottimo lo scan.
RispondiEliminaPerdonate la domanda ma...non ci doveva essere zora la vampira oggi? ..Almeno così mi pareva di avere letto....
RispondiEliminaSettimana prossima e comunque la troverai sempre due volte al mese.
EliminaD'accordo, grazie. Buona giornata
RispondiEliminaI love the "censorship" of the old times! Showing genitals: no, NO! Eating an infant: OK! :)
RispondiEliminaBellissimo Albo, dove si percepisce in maniera totale la grandezza del disegnatore e dello sceneggiatore, un piccolo capolavoro.
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